John Baldessari è nato a National City, California, nel 1931. Ha conseguito una laurea e un master presso il San Diego State College, in California, e ha studiato presso la University of California, Berkeley (1954-55), UCLA (1955), l'Otis Art Institute (1957-59) e il Chouinard Art Institute, a Los Angeles. È stato un pioniere dell'arte concettuale americana. Grazie al suo rifiuto delle nozioni e dei confini tradizionali e all'espansione della nostra comprensione di ciò che l'arte può essere, è diventato uno degli artisti più noti del nostro tempo. Baldessari ha influenzato profondamente diverse generazioni di artisti visivi, da David Salle e Jack Goldstein a Cindy Sherman e Barbara Kruger.
Se c'è un filo conduttore nella poliedrica opera di Baldessari, è la sua volontà di confrontarsi con i cliché e le aspettative che danno forma alla percezione di un'opera d'arte da parte dello spettatore. Il Cremation Project (1970), con cui Baldessari rifiuta l'immagine dipinta bruciando cerimonialmente tutti i dipinti che aveva realizzato tra il 1953 e il 1966 (e a cui poteva ancora accedere), sfiora la leggenda. Altre opere, altrettanto note, mostrano l'artista dirigere il suo incisivo umorismo contro i tropi concettuali. Un esempio è la performance e il video I Will Not Make Any More Boring Art (1971), in cui l'artista ricopia più volte la frase del titolo su un quaderno a righe in una sorta di punizione da scolaretto. Un altro esempio è Baldessari Sings LeWitt (1972), in cui l'artista interpreta con una canzone le trentacinque Sentences on Conceptual Art (1968) di Sol LeWitt.
Baldessari ha creato una vasta gamma di opere diverse nella sua lunga carriera, con una produzione che comprendeva fotogrammi di film strategicamente adornati con punti colorati, battute filosofiche sull'arte in cui il testo sull'immagine sostituisce l'immagine vera e propria, motivi ricostruiti in serie come tavole monocromatiche di colori Pantone e molto altro ancora. La sua arte si basa sull'intuizione che le immagini si costituiscono innanzitutto nella mente degli spettatori. L'artista ha spesso sottolineato l'influenza dello strutturalismo di Claude Lévi-Strauss e della Nouvelle Vague francese, in particolare dei film di Jean-Luc Godard. Le strategie chiave del suo lavoro includono il collegamento associativo di parole con altre parole, l'accostamento di immagini e combinazioni strane di parole e immagini. Era interessato agli spazi tra questi accostamenti, agli elementi che mancano o che rimangono nascosti. Baldessari era particolarmente attento ai vuoti che si creano tra il significato dei singoli elementi e il modo in cui lo spettatore li riempie con la propria interpretazione soggettiva dell'opera.
In questo modo, Baldessari sfida lo sguardo passivo e il senso di sicurezza di chi guarda. Il suo lavoro gioca con i desideri e le aspettative degli spettatori, facendo appello alla loro immaginazione, ai loro ricordi e alla loro tendenza a leggere una storia in ogni immagine. Le sue opere conducono a un punto in cui la comprensione sembra a portata di mano, ma rimane ancora sfuggente, deludendo il desiderio di narrazione dello spettatore e spingendolo a inventare la propria storia. Caratterizzata da una visione libera e disinibita dell'arte e del mondo in cui viene realizzata, la sua opera brilla di un'allegra mancanza di preoccupazione, di un ordinato laconicismo. Ma ha anche un'urgenza sorprendente, un impatto emotivo inaspettato, una poesia improvvisa e una libertà senza compromessi. Tutto ciò che assomiglia a un significato preconcetto, sembrano dire le sue opere, deve essere messo da parte e sostituito da un invito allo spettatore a pensare di nuovo.