Nato nel 1920 a Mazara del Vallo (Trapani), Pietro Consagra studia all’Accademia di Belle Arti di Palermo. Nel 1944 si trasferisce nella Roma appena liberata dalle truppe americane, e diviene amico di Turcato, Mafai e Guttuso con il quale condivide lo studio. Esordisce come artista nel 1945 in una mostra collettiva alla Galleria Il Cortile di Roma. Il 15 marzo 1947, insieme ad Accardi, Attardi, Dorazio, Mino Guerrini, Perilli, Sanfilippo, Turcato, scrive, nello studio in via Margutta 48, il manifesto che sarà pubblicato nel primo numero della rivista “Forma” in cui gli artisti dichiarandosi “formalisti e marxisti”, intraprendono una battaglia contro la deformazione picassiana e il romanticismo metafisico in nome dell’astrattismo, unico linguaggio, a loro avviso, ancora in grado di operare un profondo rinnovamento dell’arte. Durante un soggiorno a Parigi tra il 1946 e il 1947 visita gli studi di Brancusi, Giacometti, Laurens, Hartung ed, eccezionalmente, la casa di Pevsner, i quali stimolano le sue prime ricerche astratte. Risale al 1948 la sua presenza al Salon des Réalités Nouvelles al Palais des Beaux Arts. Nel 1949, con Arp, Brancusi, Pevsner e altri, partecipa alla mostra di scultura contemporanea, curata da Giuseppe Marchiori, nel giardino di Palazzo Venier dei Leoni a Venezia (Fondazione Peggy Guggenheim). In quell’occasione, Peggy Guggenheim acquistò una scultura di Consagra di grandi dimensioni per la sua collezione.
I Colloqui,esemplificativi della ricerca di Consagra sulla scultura frontale, vengono presentati alla XXVIII Biennale di Venezia, dove tornerà a esporre nel 1958. Altre sue personali si terranno al Palais des Beaux Arts di Bruxelles (1958), alle World House Galleries di New York (1958) e alla Galerie de France di Parigi (1959). Nel 1960 consegue il Gran Premio Internazionale per la Scultura alla XXX Biennale di Venezia. Seguono importanti esposizioni internazionali, da Documenta a Kassel (1959 e 1964) a Modern Sculpture from The Joseph H. Hirshhorn Collection al Solomon R. Guggenheim Museum di New York (1962).
Con l’avvento della Pop Art, dal 1964 il linguaggio di Consagra si apre a nuove sperimentazioni tecniche e a soggetti inusuali nel repertorio plastico tradizionale, come i colorati e bifrontali Piani appesi, i Piani sospesi (1964-1965) e i Ferri trasparenti (1965-1966), dove la tensione concettuale dei primi Colloqui lascia spazio a un linguaggio più estroverso e gioioso. È questa una scultura dal profilo non più quadrangolare ma curvilineo e dai piani assottigliati che si frammentano, si intersecano e si dilatano. Dopo la personale interamente dedicata ai Ferri coloratial Museum Boymans-van Beuningen di Rotterdam, nel 1967 Consagra si reca negli Stati Uniti, dove soggiorna per un anno a Minneapolis dove insegna alla School of Arts di Minneapolis. È invitato a partecipare alla mostra “Sculpture from TwentyCountries” al Solomon R. Guggenheim Museum di New York, città dove, nello stesso ottobre 1967, ha una personale alla Malborough Gerson Gallery, dove presenta i Giardini, i Ferri Trasparenti e i Piani Appesi (1966-1967).
Nelle Sottilissime del 1968, l’artista sperimenta lo spessore minimo dell’opera bifrontale, portando la superficie a due decimi di millimetro. Più sottile di un decimo di millimetro la lastra si piega, generando Sottilissime Impossibili. Contemporaneamente, Consagra propone, in scala, Edifici Frontali (1968) in acciaio dal massimo spessore possibile nell’ambito della bi frontalità (sei metri). Presente con una sala personale alla XXXVI Biennale di Venezia nel 1972, Consagra espone un lavoro dal titolo La Trama, una gigantesca installazione composta da sette sculture in legno bifrontali alte circa tre metri che devono considerarsi tra le espressioni più significative della sua nuova ricerca. Nello stesso periodo l’artista scopre la fascinazione della pietra e del marmo, e le infinite potenzialità cromatiche offerte da questi materiali. Negli anni seguenti si cimenta nella progettazione architettonica: tra i suoi progetti ci sono Meeting, un edificio bifrontale delimitato da ampie superfici in vetro che interagiscono con il paesaggio circostante, realizzato nel 1983 a Gibellina, città per cui Consgara, l’anno prima, realizza La Stella di Gibellina, scultura in acciaio altra 28 metri. Nel 1987 dà avvio alla serie dei Pianeti, opere la cui superficie, dipinta a tinte vivaci, è costituita da fogli di legno sovrapposti con brevi scarti di spessore. Nel 1989 la Galleria Nazionale d’arte moderna di Roma dedica all’artista un’ampia retrospettiva, mentre nel dicembre 1993 il museo inaugura una sala permanente dedicata alle trentadue opere donate dall’artista.
Nei numerosi riconoscimenti conseguiti nell’arco della sua lunga carriera artistica, si segnala la medaglia d’oro come Benemerito della Cultura e dell‘Arte ricevuta nel 2001 dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Oltre che scultore, Consagra è stato autore di saggi e scritti di critica d’arte, tra cui La necessità della scultura (1952), La città frontale e Vita mia (1980), quest’ultimo di carattere autobiografico, per cui riceve il premio speciale Mondello. Nel 1995 si stabilisce a Milano, città dove muore il 16 luglio 2005 all’età di 85 anni.