“My life is a quest for the ridiculous image.”
William N. Copley
Questa mostra celebra l’artista americano William N. Copley (1919-1996), noto per essere stato uno dei punti di congiunzione tra il Surrealismo europeo e la Pop Art americana.
Artista autodidatta, scrittore, gallerista, mecenate, editore e collezionista, Copley ha vissuto a Parigi, New York, il Connecticut e la Florida. Dopo l'esperienza delle Copley Galleries a Los Angeles tra il 1948 e il 1949 – dove presenta, per la prima volta sulla West Coast, le opere dei surrealisti René Magritte, Yves Tanguy, Roberto Matta, Joseph Cornell, Man Ray e Max Ernst – si dedica interamente alla pittura, sviluppando uno stile distintivo caratterizzato da figure curvilinee (spesso senza volto), contorni netti, vivaci campiture di colore, spazi appiattiti e fantasie fumettistiche.
Firmandosi con lo pseudonimo “CPLY”, Copley mette in scena quella che lui stesso definisce come la sua “mitologia privata” di immagini: uomini in abito e bombetta, prostitute, automobili, coppie di amanti e oggetti quotidiani estrapolati dal loro contesto, con cui l’artista affronta, con ironia e provocazione, temi quali l’amore, la morte, il sesso, la politica, la parodia, il nazionalismo e la conoscenza del sé.
Dopo la grande retrospettiva dedicata all’artista da Fondazione Prada a Milano nel 2016, “Copley” riporta l’attenzione su un artista che ha sfidato le convenzioni del suo tempo e anticipato evoluzioni chiave dell'arte contemporanea, dalla Pop Art degli anni Sessanta al ritorno alla figurazione degli anni Ottanta.