“Sono stato un tempo fanciullo e fanciulla, albero, uccello, e muto pesce nelle profondità del mare”.
Empedocle, Purificazioni, V secolo a.C.
Alekos Fassianos (1935-2022) è stato uno dei più grandi artisti greci del Novecento. Questa personale lo celebra a distanza di oltre quarant’anni dall’ultima mostra milanese che il gallerista Alexander Iolas organizzò presso la galleria Paolo Barozzi nel 1976. La mostra coincide con l’inaugurazione dell’Alekos Fassianos Museum di Atene in un edificio modernista progettato negli anni novanta dall’artista stesso insieme all’architetto Kyriakos Krokos.
“Fassianos” si compone di oltre quaranta dipinti e opere su carta che ripercorrono la carriera dell’artista, dagli anni sessanta fino ai primi anni duemila. Nelle sue opere dallo stile inconfondibile, l’artista intreccia memoria e mitologia, sacro e profano, in un immaginario fantastico dove ricordi d’infanzia si trasformano in profili ieratici di reminiscenza classica e dorature bizantine, simili a quelli che l’artista era solito ammirare in chiese e musei insieme alla madre, studiosa di greco antico, e al nonno prete. Protagonista indiscusso è il colore che, nelle tonalità intense del blu e del rosso, in quelle antiche del rosa e del verde, e ancora dell’argento e dell’oro, si spande sulle tele a formare corpi e volti, e poi ali, rondini e fiori.
Alekos Fassianos è stato un artista estremamente poliedrico. La stessa realtà mitica dei suoi dipinti si ritrova nei pezzi di design, realizzati con i materiali più diversi, dal legno al bronzo, dal rattan alla ceramica: lavori eleganti ed eclettici, dall’estetica onirica intrisa di lirismo.