“Nella mia musica, ho voluto mettermi nei panni di un uomo di cinquantamila anni fa, che ignori tutto della musica occidentale e che s’inventi una musica senza alcun riferimento, senza alcuna disciplina, nulla che possa impedirgli di esprimersi in modo assolutamente libero per il proprio piacere. Ciò è esattamente quello che ho cercato di fare nella mia pittura…”.
Jean Dubuffet
Durante tutta la sua carriera, l’artista francese Jean Dubuffet (1901-1985) mise in discussione i canoni dell’arte occidentale attraverso il rifiuto dei soggetti, delle gerarchie e degli ideali di bellezza consolidati dalla tradizione.
Le opere pittoriche di Dubuffet sono slegate da qualsiasi accademismo e nascono dalla libera e vulcanica creatività del loro autore. Dai primi anni sessanta, la medesima immediatezza espressiva si ritrova anche nelle sperimentazioni musicali dell’artista. In una serie di registrazioni su nastro magnetico, Dubuffet scardina le tradizionali regole di armonia e melodia attraverso una successione spontanea di suoni di ogni genere, che si mescolano, si sovrappongono e si ostacolano. Così come la sua pittura, la musica di Dubuffet è una musica “brut”, non oggetto di contemplazione estetica, ma di suggestione sensoriale.