"Furia italiana, scandalosa eleganza, capriccio e passione".
Max Ernst
Max Ernst la definì come una "furia italiana", di "scandalosa eleganza, capriccio e passione". L’italo-argentina Leonor Fini (1907-1996) fu una femme fatale dal fascino innegabile e dal temperamento turbolento, nonché un’artista di difficile classificazione per l’eclettismo della sua visione e l’indipendenza dalle principali correnti artistiche del Novecento. Fini fu il centro della propria mirabolante esistenza, circondata da una miriade di satelliti che le gravitavano intorno: tantissimi amici e altrettanti amis amoreuses, come li definiva lei.
La mostra "Leonor Fini. Italian Fury" offre una lettura del lavoro di Fini alla luce di queste relazioni, presentando oltre quaranta sue opere in dialogo con lavori di artisti che ricoprirono un ruolo fondamentale nella sua vita e nella sua carriera: il pittore ex-console Stanislao Lepri (1905-1996) – uno dei suoi amori più longevi – l’amante e poi subito amico Max Ernst (1891-1976) con la moglie Dorothea Tanning (1910-2012), gli amici Fabrizio Clerici (1913-1993) e Giorgio de Chirico (1888-1978).
Dopo le opere An Embroidered Triology (1999) ed Enjoy the New Fragrance (Leonor Fini for Greed), l’artista Francesco Vezzoli (1971) torna a confrontarsi con il carisma e la personalità di Fini attraverso quattro ricami e una scultura realizzati per l’occasione. Le opere saranno inserite all’interno di uno scenografico allestimento a cura di Filippo Bisagni, che, materializzando segmenti dell’opera di Lepri La Chambre de Leonor (1967) guiderà il visitatore all’interno dell’universo finiano.