“Non sono un artista.
Cerco di costruire immagini che un giorno ci aiuteranno a comprendere l'essenza del verbo 'vedere'."
Roberto Matta
Definito da Marcel Duchamp come “il pittore più profondo della sua generazione”, Roberto Matta (Santiago del Cile, 1911 – Civitavecchia, 2002) è stato uno degli artisti più visionari del ventesimo secolo.
Amico dei surrealisti che, come lui, migrarono dall’Europa a New York allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Matta diventa un punto di riferimento per la pittura contemporanea. Nelle sue opere surrealiste rompe i principi concettuali e costruttivi della rappresentazione spaziale, aprendo quest'ultima a esplosioni cosmiche e implosioni soggettive, abitate da forme organiche fluttuanti dai colori squillanti, spesso acidi e audaci.
Questa mostra presenta una selezione di oltre venti opere realizzate dall’artista durante i suoi anni più creativi e prolifici. Sono opere del periodo newyorkese (1939-1949), quando Matta espone presso le più importanti gallerie della città e anticipa le innovazioni dell’Espressionismo astratto. Sono inclusi lavori degli anni Cinquanta, momento in cui, tra l’Italia e Parigi, l’artista raggiunge la maturità stilistica. In questo periodo, elabora la sua visione del “cubo aperto” e realizza cicli di grandi tele improntati a un'epica di impianto cosmologico, in cui prendono forma l'evoluzione delle specie, l’universo onirico della mente, le mutazioni della natura nell’infinitamente piccolo e nell’infinitamente grande.
Dopo le grandi mostre dedicate a Leonor Fini, Stanislao Lepri, Tiger Tateishi, William Copley e Harold Stevenson, con questa mostra Tommaso Calabro continua a sostenere la riscoperta e la valorizzazione di artisti legati al movimento surrealista e alla figura di Alexander Iolas.